GLI HONDEROS DELLE BALEARI - GUERRIERI D'ÈLITE
Sapevi che Minorca aveva il proprio esercito di guerrieri? E sapevi che i cartaginesi e i romani li assoldarono come mercenari?
Probabilmente finché non sei atterrato a Minorca non sapevi della grande ricchezza preistorica dell'isola. Ti scopriremo questa parte così importante poco per volta, una singola voce di blog non è sufficiente per raccontare circa 2.400 anni di preistoria. La cultura talayotica è stata formata dai primi abitanti dell'isola, e mentre greci, fenici e romani navigavano per il Mediterraneo, qui si sviluppava una cultura unica. I guerrieri preistorici, anche conosciuti come gli honderos balearici, furono molto importanti per la difesa dell'isola prima dell'arrivo di altre civiltà del Mediterraneo, come i romani. Furono di grande influenza per l'esercito cartaginese prima e per l'esercito romano dopo.
Quando si parla degli honderos, i guerrieri delle isole Baleari (Maiorca, Minorca, Corsica e Sardegna) vengono solitamente raccontati come parte della mitologia, ma la verità è che erano uomini reali, con abilità reali e ciò che viene detto su di loro è reale. Gli honderos balearici erano guerrieri con una mira invidiata dagli eserciti di altre civiltà che navigavano per il Mediterraneo e arrivavano alle isole. La loro arma, una fionda fatta di sparto o pita, piante che ancora oggi fanno parte del paesaggio dell'isola. I guerrieri tenevano la fionda strategicamente per le estremità con le dita. All'altro estremo si adattava la pita per mettere una pietra, così facendo girare la fionda e prendendo velocità e potenza, al rilascio di una delle estremità della pita, la pietra veniva sparata a una velocità fino a 240 chilometri all'ora. Lungi dall'essere un gioco da bambini, gli honderos riuscivano a fare tiri mortali, gli honderos balearici avevano una grande mira e sapevano come sparare le "pallottole" a grande velocità. Questa pratica serviva per cacciare, oltre che per proteggersi dai pirati e dagli invasori. Come forma di difesa e mezzo di sussistenza come mercenari negli eserciti delle grandi potenze europee del momento. Prima furono i cartaginesi. Così come nelle isole Pitiuse abitarono i punici, a Maiorca e Minorca non si stabilirono, ma ci furono certe relazioni commerciali con loro, con i greci e successivamente con i cartaginesi. Racconta la leggenda che in un inverno, nel II secolo a.C. nel periodo post-talayotico, quarto e ultimo periodo preistorico, Magon Barca, fratello di Annibale e figli di Amilcare Barca, trascorsero un inverno sull'isola, precisamente nel porto di Mahón, poco prima delle guerre puniche, e lì scoprirono il grande potenziale dei guerrieri indigeni. I cartaginesi furono i primi a sfruttare l'abilità di questi guerrieri, ma non gli unici. I romani, che arrivarono a Minorca nel 123 a.C., non ebbero vita facile nel raggiungere la costa minorequina. Ogni volta che cercavano di avvicinarsi con le loro navi dal nord dell'isola, attuale Sanitja, venivano accolti da una grande nuvola di pietre che arrivavano a grande velocità dal cielo. I romani dovettero tentare più volte. Ogni volta che si avvicinavano alla costa, i calchi delle loro navi venivano gravemente danneggiati dagli impatti delle pietre, così di nuovo e di nuovo, finché Quinto Cecilio Metello, politico e militare romano, soprannominato "il Balearico", ideò di coprire le navi con delle pelli e finalmente riuscì a raggiungere terra. Una volta stabilitisi i romani sull'isola, riuscirono ad accordarsi con gli honderos per combattere tra le loro fila.
I cartaginesi assoldarono circa 2.000 honderos e si crede che combatterono insieme ai cartaginesi contro i romani nella battaglia di Sicilia e nella seconda guerra punica, e con i romani nella guerra delle Gallie. Anche se si crede che gli honderos balearici partecipassero alle battaglie fin dal V secolo a.C.
Gli honderos, oltre alla loro mira, si distinguevano per la velocità con cui riuscivano a lanciare i proiettili. Arrivarono a specializzarsi tanto che levigavano le pietre per ottenere maggiore velocità ed efficacia, che con gli anni venivano specializzate e scolpivano pallottole di piombo per migliorare l'aerodinamica e l'efficacia. Avevano anche fionde di tre lunghezze diverse a seconda della distanza dall'obiettivo da abbattere. Si dice che già da piccoli venivano addestrati a sviluppare queste qualità degne di un buon guerriero come mira e forza. All'ora del pasto, le madri mettevano in alto un pezzo di pane, che i bambini dovevano riuscire a colpire con le fionde se volevano mangiarlo. Ecco come i futuri honderos ottenevano precisione. Un'altra leggenda racconta che furono proprio i romani a dare il nome alle Isole Baleari, tutto a causa della grande velocità con cui gli honderos indigeni riuscivano a sparare i proiettili dalle loro fionde. Pertanto il nome "baleari" deriva da "palla", in riferimento alla velocità con cui gli honderos sparavano le pietre come una pallottola.
Oggi non esistono più guerrieri come tali, ma il loro lascito vive ancora sotto forma di sport, come il tiro con l'arco, il lancio del giavellotto e altre discipline che derivano dalle pratiche di sopravvivenza primitive. Attualmente si svolgono competizioni di lancio della fionda, con partecipanti provenienti da tutto il mondo. Non sorprende che in queste competizioni i baleari si distinguano e si classifichino tra i primi posti, basta dare un'occhiata al passato.